Siamo persone che liberamente vogliono mettere insieme il loro tempo, la loro intelligenza, la loro esperienza, i loro progetti e qualche desiderio - che ancora alloggia negli spazi un po’ confusi della fantasia - per studiare, promuovere, attuare e verificare azioni, proposte e progetti efficaci a favore dell’inclusione lavorativa, perché non siano né la crisi, né i soli meccanismi del mercato a decidere la collocazione lavorativa delle persone con disabilità.
Siamo un luogo fisico ben visibile ed identificabile, dove noi persone possiamo facilmente incontrarci. E questo luogo è l’Opera don Calabria di Roma.
Siamo anche un luogo virtuale dove, con la tecnologia disponibile, possiamo, anche quando non sia possibile incontrarci, scambiare idee, intuizioni, critiche e progetti.
Questo è quello che noi chiamiamo Forum.
E per unire menti, cuori, gambe e passioni vogliamo darci degli obiettivi.
Prima di tutto vogliamo riaffermare che il riconoscimento delle pari opportunità sociali e la rimozione degli ostacoli che limitano la libertà e il pieno sviluppo della persona umana, nonché il riconoscimento del diritto al lavoro e della promozione di tutte le condizioni che rendano effettivo questo diritto - come sanciti dagli articoli 3 e 4 della nostra Costituzione - non rimangano una pura enunciazione ideale, ma siano parte fondamentale di ogni azione politica che concretamente possa garantire la loro effettiva esigibilità, così come fortemente riaffermato dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Per tutti noi il lavoro ha un profondo valore perché offre la possibilità di autorealizzarsi, di rivestire un ruolo attivo nella società, di raggiungere livelli soddisfacenti di autonomia psicologica ed economica e di partecipazione sociale.
Sembra, infatti, molto difficile che si possa costruire una identità sociale senza avere un lavoro. Essere esclusi dal lavoro può costituire un pericolo di esclusione dall’interazione umana e quindi non sentirsi parte di una comunità e non poter accedere al beneficio di una interdipendenza positiva con gli altri.
E per le persone con disabilità? Per loro Il lavoro costituisce “una restituzione di storia personale e una restituzione della persona alla storia della sua comunità, con benefiche conseguenze nella strutturazione della sua identità”.1)
Non possiamo però negarci il fatto che comunque l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità incontri spesso notevoli ostacoli.
Ostacoli culturali, poiché nella nostra cultura oggi prevale l’ansia dell’affermazione individuale e del possesso di beni; una cultura individualista che fa fatica a pensare a servizi che narrino scelte di responsabilità collettiva. La disabilità viaggia verso un’altra prospettiva: più che il primato esclusivo dell’individuo riafferma il bisogno umano dell’interdipendenza, della comunità, della relazione con gli altri e dell’assunzione di una responsabilità collettiva.
Nel campo dei lavori si riscontrano mansioni sempre più complesse a fronte di una riduzione di mansioni semplici. Tutto questo rende molto difficile la possibilità di lavoro per le persone con disabilità intellettiva che “non riescono a tenere il passo”. L’inclusione delle persone con disabilità, quindi, si presenta spesso come un’operazione complessa.
Deve tenere in considerazione molte dimensioni e molte variabili: la persona con disabilità con le sue caratteristiche, le sue abilità, la sua famiglia con le sue aspettative, ma anche metodologie, interazione tra leggi nazionali e leggi regionali, tra scuola e formazione professionale, tra una pluralità di soggetti nelle imprese, nelle istituzioni e nel sistema di servizi di sostegno.
Vogliamo che l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità possa contare sull’attivazione di sostegni da parte delle Istituzioni, ma anche della comunità civile, affinché si possa contare su operatori con competenze di analisi organizzativa ed ergonomica delle imprese, ma che altresì sappiano individuare le competenze umane e professionali presenti o raggiungibili da parte delle persone con disabilità; una figura strutturata di facilitatore per stages di formazione in situazione e continuità per la buona riuscita di ogni esperienza.
Vogliamo, inoltre, creare la possibilità per arrivare ad un sapere operativo che, con grande abilità, sappia gestire - in coerenza con la normativa di settore - le intese istituzionali e le metodologie operative, per attivare stretti collegamenti con il mondo imprenditoriale, con i sindacati, con le agenzie di collocamento, per progettare forme di inclusione che permettano di superare la carenza di offerte di lavoro attraverso progetti mirati, strettamente legati ai percorsi formativi e fortemente caratterizzati da metodologie di supporto personalizzate.
A Roma e Provincia abbiamo una costellazione di esperienze positive e solide, ma manca un sistema integrato per l’inclusione lavorativa, mentre prevalgono sistemi non del tutto efficienti e con esiti incerti. Il numero degli inserimenti è insufficiente rispetto ai bisogni e alle potenzialità dei disabili ed insufficiente risulta il sostegno alle esperienze già avviate. Le difficoltà delle cooperative di tipo B ad operare investimenti sono note, come pure le difficoltà per un adeguata applicazione della legge 68/99 per le persone con disabilità intellettiva e psichiatrica.
Vogliamo promuovere con sistematicità e impegno i seguenti obiettivi:
In definitiva siamo convinti che occorra investire sull’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. La trasformazione esistenziale delle persone da assistite a cittadini che finalmente possano concorrere al benessere della comunità, per quanto controcorrente, è un investimento per un mondo sostenibile nel futuro per tutti noi. L’inclusione lavorativa, ha bisogno di un investimento personale da parte di tutti noi, ognuno per il ruolo che riveste, per l’Istituzione di appartenenza o, semplicemente, per un impegno civile e solidale, cercando insieme di fare interagire questo mondo complesso nell’ambito di una strategia unitaria, o più modestamente, cercando di contribuire a costruirne le condizioni.
Per noi, quindi resta la persona con disabilità il protagonista di ogni progetto di inclusione lavorativa. Ma non possiamo dimenticare che, come dice un vecchio detto africano, “la forza del coccodrillo è l’acqua che gli sta intorno”.2)